La conversione

La Conversione

Molti studi tradizionali inerenti alla conversione sono stati considerati in relazione “all’esperienza Paolina”. Secondo tale esperienza la conversione è un cambiamento improvviso, istantaneo. In questo modello d’interpretazione l’individuo è considerato passivo e incline ad integrarsi ad altri gruppi religiosi.

Nel 1965 Lofland e Stark teorizzarono un modello che prendeva in considerazione i fattori della “predisposizione” e “situazionali”. In tale modello la conversione è un processo interazionista.

Nei modelli più recenti si sono tenuti in considerazione i vincoli affettivi, l’intensa interazione con i membri del nuovo gruppo e la natura evolutiva della conversione.1

La conversione rappresenta un momento centrale per i gruppi pentecostali. Una definizione che possiamo adottare per definire la conversione è il «mutamento della visione che l’individuo ha di se stesso, del mondo e di Dio, i quali passano ad essere interpretati, nella maggior parte delle situazioni che egli attraversa, in base ai concetti forniti da una nuova religione».2

Secondo Loftand Stark la conversione avviene con un modello preciso nella quale si
devono sperimentare 7 condizioni quali:

1. Tensioni durevoli
2. Avere una prospettiva religiosa risolutrice
3. Avere una spinta ed essere un cercatore religioso
4. Incontro con un culto a cui si convertono
5. Sperimentare un legame affettivo con i membri
6. Ridurre/eliminare legami esterni (sono favoriti gli adolescenti e gli anticonformisti perché hanno meno legami e certezze)
7. Avere un interazione intensiva con i membri

La conversione a questo punto si sperimenta con il

• Contatto con un membro (agente di conversione – no lavaggio del cervello)
• Attrazione verso l’insieme del gruppo
• Interazione regolare strutturata da attività giornaliere che impediscono la disintegrazione del gruppo

Secondo uno studio condotto su diverse comunità pentecostali in Guatemala, S. Pedron-Colombani [1998] divide le conversioni in due tipi. La prima definita razionale e avviene dopo un periodo, più o meno lungo, di riflessione; la seconda irrazionale, istantanea dopo l’esperienza soprannaturale. Nel primo o nel secondo caso che sia, il risultato è l’adesione graduale secondo modalità comuni a tutti i convertiti.

L’idea della conversione come processo, è condivisa da Selon Abelino Martinez che la definisce come una serie di quattro “tappe” che vanno dal riconoscimento della colpa e la presa di coscienza, a cui segue il pentimento e l‘incontro con il sacro, l’accettazione della chiamata religiosa e infine il riconoscimento del benessere prodotto dalla nuova fede.

1. La presa di coscienza

In questa fase l’individuo percepisce uno stato di peccato, di disperazione. Molti convertiti confessano i loro vizi antecedenti alla conversione (alcolismo, droga, furti, gioco d’azzardo), come indicatore della “lontananza” da Dio. Tale lontananza rappresenta l’assenza di senso. L’individuo sta vivendo uno stato di crisi emozionale, sentimentale, biologica, familiare, economica. In molti casi di conversione però la situazione può non essere così drammatica ma può essere solo l’assenza di punti di riferimento. 3

In altri casi la conversione giunge dopo un periodo di ansia, di preoccupazione riguardo al futuro, qui l’individuo necessita di speranza.

Nel processo di conversione gioca un ruolo determinante l’evento che predispone alla conversione. Nella maggior parte dei casi questo è riconducibile a una malattia.

Per quanto riguarda la conversione delle donne, il fattore predisponente alla conversione sono i “problemi relazionali in ambito familiare”. In Brasile in una serie di interviste 4 le donne convertite al pentecostalismo definivano i mariti “abusatori di alcol”.

La donna latino americana è molto emarginata, soffre molto perché è la principale vittima dell’alcolismo.

Per il credente pentecostale maturo i periodi di difficoltà vengono definiti come “periodi di prova” e vengono ricondotti alla volontà di Dio per perfezionare la vita spirituale di colui che è stato scelto da Dio.

2. Il pentimento e l’incontro con il sacro

In questa tappa una terza persona ricopre un ruolo importantissimo, di solito si tratta di un amico, un parente, colui che annuncia il vangelo. Per i pentecostali è «lo Spirito Santo abilita l’annunciatore del vangelo con un abilità soprannaturale chiamata “unzione” che riveste il messaggio predicato con una forza tale da arrivare al cuore dell’interlocutore». 5

L’annunciatore chiamato anche “agente della conversione” è colui che propone un nuovo modo di interpretazione della realtà. Il passato assume un senso: preparare il potenziale convertito alla presa di coscienza e all’invito al culto pentecostale.

L’agente della conversione è parte essenziale del proselitismo, che fra i pentecostali è molto attivo. Una volta in chiesa l’agente diviene tramite fra la chiesa appunto e il nuovo convertito al quale viene chiesto di solito con chi si è recato in chiesa.

R.Balch si è chiesto quando effettivamente ha inizio o avviene la conversione e segnala l’errore in cui molti incorrono nel considerarlo il momento della modifica delle credenze. Per Balch è solo quando il convertito assume un nuovo ruolo – che altri chiamano nuova identità sociale 6 – nel gruppo religioso e lo segue in modo prolungato e che raggiunge una “fede illimitata”.

Il processo di conversione inizia dal tocco della forza divina. Da questo momento il neo convertito è portato a riconsiderare la sua vita e compararla alla purezza che è attribuita alla divinità di questo tipo di gruppo religioso. Immagina quello che potrà diventare la sua vita se accetta la “chiamata” di Dio. La precarietà della sua condizione lo porterà a pentirsi e ad aprirsi alla conversione: nel momento cioè della comparazione fra la sua condizione e l’accettazione delle ricchezze celesti.

Da questo momento tutti gli avvenimenti della sua vita assumono un (nuovo) senso.

Segue un lavoro di introspezione e interpretazione degli avvenimenti passati. Si giunge alla conclusione che questi sono stati fattori della predisposizione alla conversione.

Ne parla anche in pubblico. Nella testimonianza racconta della miseria dell’uomo enfatizzando i suoi problemi senza vergogna e si auto convince che sono al loro posto, li confessa oralmente.

Il concetto di Dio fra i pentecostali è che Questo è comprensivo, ascolta le confessioni e se ne compiace. La conversione al pentecostalismo «non implica solo una nuova forma di conoscenza e di relazione con Dio, ma anche una ridefinizione del diavolo e del suo rapporto con il mondo» 7 che come abbiamo visto è responsabile del peccato degli uomini. La chiamata di Dio è la salvezza dal naufragio.

3. L’accettazione della chiamata religiosa

Quando la propria vita è stata reinterpretata in chiave religiosa non resta che accettare l’offerta di salvezza a lui indirizzata. 8 Il neo convertito “accetta il Signore”, secondo la formula consacrata nel corso di un ufficio religioso che prende la forma di un esorcismo perché le forze sataniche che operavano “sono state vinte”. Il momento rituale è marcato emozionalmente e dà frequentemente luogo a effusioni di lacrime. Per alcuni questo momento è definito illuminazione. La trasformazione consecutiva esprime un cambiamento di abitudini, qualificati come vizi (alcol, sigarette, feste ecc). E’ una rinascita netta. Il neo convertito acquisisce maggior sensibilità spirituale tanto che anche solo guardare programmi televisivi non edificanti può allontanare da Dio.

La ri-socializzazione è oggetto di scherno da parte di chi vede il cambiamento della persona. Il nuovo pentecostale è convinto di detenere la verità, considera gli schernitori “poveri peccatori” e si sforza di portarli sulla retta via. I nuovi convertiti si sentono investiti da una missione: convertire gli altri.

E’ in questa fase che il neoconvertito inizia il processo di ristrutturazione dell’identità attraverso la socializzazione. Nella comunità pentecostale il neoconvertito si sente accolto e accettato. Per P.Berger [1996] la risocializzaione che avviene in questa fase è paragonabile alla socializzazione primaria perché si devono rinnovare radicalmente i valori di realtà, e quindi riprodurre in misura notevole l’identificazione fortemente affettiva che univa l’individuo con l’ambiente familiare.

A differenza della famiglia dove la socializzazione primaria parte da zero nella conversione si deve considerare il problema di demolire la precedente struttura convenzionale della realtà soggettiva, quello che si pensava.

L’ambiente comunitario, le guide spirituali 9 sono molto importanti nella fase di socializzazione. La loro funzione è quella di trasferire al neoconvertito una nuova visione del mondo, di Dio e di se stesso.

Nello studio sulla conversione di Saulo di Tarso, P.Berger afferma che «fare l’esperienza della conversione non è poi gran cosa: il difficile è continuare a prenderla sul serio, sapere cioè conservare il senso della sua plausibilità, è qui che interviene la comunità religiosa». 10

La ristrutturazione dell’identità avviene parallelamente alla reinterpretazione del passato, dal quale ci deve essere un “distacco” per abbracciare la nuova realtà. Il passato deve essere re-allineato all’esperienza di conversione.

Sono le donne in particolare che si convertono al pentecostalismo. Il marito generalmente cattolico si rifiuta di frequentare la chiesa pentecostale nonostante le insistenze. Queste donne si sforzano con il loro esempio, di portare i mariti in chiesa anche se spesso questi gli rinfacciano di passare troppo tempo in chiesa.

4. La “felicità” e il benessere

A questo punto si evocano effetti benefici. L’individuo vede cambiare positivamente la sua situazione sentimentale, economica, familiare.

Una forza soprannaturale lo sostiene, non è più solo. Ora può anche contare sull’appoggio attivo del gruppo di pari, ricevere consigli. La sua vita è stravolta e continua a evocare i benefici.

In questa fase il neoconvertito attribuisce i successi della sua vita alla volontà di Dio per lui. Trovare un lavoro, superare un esame, scampare da un incidente, avere successo nel commercio sono tutti benefici derivanti dalla scelta della conversione.

Tuttavia per raggiungere la “pienezza spirituale” in ambito pentecostale è necessario sottoporsi all’insegnamento finalizzato all’esperienza primaria nel cammino del credente: il battesimo in acqua per immersione.

I riti successivi alla conversione: il battesimo in acqua e dello Spirito

Il battesimo in acqua rappresenta un passaggio obbligato, un’esperienza di iniziazione, un impegno.

Per la comunità è un momento importante che segna la riuscita di un azione di reclutamento e l’acquisizione di una nuova unità.

M. Green professore di evangelismo sostiene che il battesimo in acqua «porta l’individuo ad affermare la decisione personale e a confessare pubblicamente la sua volontà di lasciare la vecchia vita per abbracciare la nuova vita in Cristo». 11

Il battesimo dello Spirito Santo nella dottrina pentecostale viene ricevuto in preghiera o per “l’imposizione delle mani” da parte degli anziani della chiesa. Il segno dell’avvenuto battesimo è la glossolalia.

Questo è l’evidenza iniziale a cui seguirà un impartizione di grazia e potenza. Si acquisiscono doni, interpretazione delle lingue, guarigione, evangelismo, ecc.

Il battesimo dello Spirito Santo è un’esperienza spirituale che abilita il neoconvertito a una crescita nella santificazione, per raggiungere cioè la “pienezza dello Spirito”. E’ Un momento intenso di relazione fra la divinità e l’uomo che sperimenta la presenza di Dio sulla terra.

Le manifestazioni possono essere verbali e corporali: pianti, risate, spasmi, forza divina sull’individuo che è sotto il controllo dello Spirito Santo.

Questo tipo di battesimo non è una nuova dottrina, né una nuova credenza, è solo un’esperienza religiosa intensa che «allude al fatto che della presenza di una potenza sacra se ne può avere esperienza immediata, diretta circoscrivibile in eventi tutti controllabili (parlando in lingue, assistendo a una guarigione o guarendo, vedendo cacciare un demonio che possiede una persona e cosi via)». 12

Alessandro Cannariato
alessandro.cannariato@gmail.com

 

 

1 J. Downtown, An evolutionary Theory of spiritual conversion and commitment: the case of the divine light mission, Journal for scientific study of religion, n.19.

2 M.J. Carozzi e A. Frigerio, divenire altro: il processo di conversione alle religioni nella città di Buenos Aires. in R. Cipriani, A. Nesti, P. Eleta (a cura di), Identità e mutamento nel religioso del latino america, Franco Angeli, Milano, 1997, p.269.

3 In uno studio condotto sul pentecostalismo in Guatemala è stata intervistata una ragazza che a causa del trasferimento dei genitori e dato lo stato di smarrimento, ha trovato nella comunità pentecostale nuove figure di riferimento. In S. Pèdron-Colomban, Le pentecòstisme in Guatemala, CNRS editions, Parigi, 1998, p.172. In questo caso lo stato di disorientamento ha prodotto la conversione individuale ma le conversioni possono avvenire anche a livello collettivo come nel caso delle popolazioni indigene del Chiapas, Messico, dove interi villaggi si convertono al pentecostalismo in modo corporativo.

4 C. Mariz, M. das Dores Campos Machado, Identitade, sincretismo e transito religioso: una compaaràcao entre carismàticos e Pentecostais, supported by Conselho Nacional de Pasquisa and Brazilian Research Council, 1994, and Machado, Adesào religiosa.

5 V. Fiorese, op. cit., p.138.

6 M.J. Carozzi e A. Frigerio, op. cit., p.287.

7 C. Mariz, op. cit., p.233.

8 Nello studio sul processo di conversione alle religioni afro brasiliane gli autori sostengono che «non è la frequentazione del tempio in qualità di consultante e assistente alle sessioni che comporta di fatto alcuna conversione religiosa, ma permette unicamente di passare attraverso una serie di tappe che precedono la stessa». In M.J. Carozzi e A. Frigerio, op. cit., p.286. Possiamo dire che questa affermazione è valida solo in parte per le conversioni al pentecostalismo. Un individuo che frequenta la chiesa infatti non è detto che arriverà alla conversione.

9 Secondo la ricerca le possibilità di un risveglio in Italia, condotta da V. Fiorese la causa maggiore di defezione fra i pentecostali è dovuta all’inconsistenza e alla compromissione delle guide spirituali che contribuiscono al fallimento o all’abbassamento dello standard della conversione.

10 P. Berger, T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna, 1996 p.212.

11 M. Green, Evangelism through de local church, Thomas Nelson Publishers, Nashville, 1992, p.294.

12 E. Pace A. Butticci, Le religioni pentecostali, Carrocci, 2010, Roma, p.14.

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